Concordo, ma si perde solo tempo

Ci siamo passati tutti. Prima nessuno o pochi volevano fare la rivoluzione e tutti li abbiamo guardati sbigottiti, increduli. Li abbiamo derisi, gli abbiamo detto che erano pazzi.
ORA?
Ora ci siamo noi dall'altra parte. Ora siamo noi i Ribelli.
Cosa è cambiato?
Abbiamo scoperto che viviamo in un bluf. Che la politica non è per i cittadini, ma contro di essi.
Che faremo quindi?
Ci uniremo, per combattere questo sistema corrotto. Perchè solo uniti si può!
Ma è solo una perdita di tempo, non arriverete da nessuna parte!
E' evidente che le cose per te vanno ancora bene, altrimenti ti ribelleresti.
L'Islanda ci è riuscita. Non è impossibile. Loro ne sono fuori, si sono uniti e hanno vinto.

Qui non accadrà mai!
Non puoi sapere quello che accadrà. Se non hai voglia di scoprirlo è un discorso, continua a vivere come credi. Se invece sei arrivato al limite, unisciti a noi, sii fiero di essere Italiano, sii quel cambiamento che vuoi vedere.
Il cambiamento non si svolge in un secondo, ma è una cosa che accade piano piano. Se però non diventi parte attiva di questo cambiamento, come puoi sperare che un cambiamento avverrà?



Se il Popolo riuscisse ad andare veramente oltre alle categorie, alle ideologie e a tutte le trappole mentali a cui si è arrivati a credere attraverso un costante lavaggio del cervello, ad opera di media asserviti, libri,scuole, mendaci e distorte interpretazioni di storia passata e fatti del presente.
Se si riuscisse ad unirsi in una unica 'entità', con un fine comune e finalizzata a cacciare i 'burattinai', come un esercito, in men che non si dica e senza grossi problemi, riotterremmo la nostra sovranità, e potremmo creare una nuova società, partendo dall'uomo comune e per l'uomo, volta al benessere di questi e non di pochi individui spietati e potenti.

Divide et impera cos'è e come veniamo ingannati da sempre..

Esplicitato per la prima volta per descrivere una tecnica socio-politica romana, questo metodo è in realtà un archetipo di approccio che viene applicato praticamente in ogni ambito umano (e non solo, anche nell'ambito animale e dell'intelligenza artificiale), ogni qualvolta non si costruisca la soluzione di un problema in un singolo gesto, ma si lavori distintamente su diverse parti di essa fino a giungere alla sua completezza mettendo insieme il tutto.


Tecnica politica

In politica e sociologia si usa per definire una strategia finalizzata al mantenimento di un territorio e/o di una popolazione, dividendo e frammentando il potere dell'opposizione in modo che non possa riunirsi contro un obiettivo comune. In realtà, questa strategia contribuisce ad evitare che una serie di piccole entità, ciascuna titolare di una quantità di potere, possano unirsi, formando un solo centro di potere, una nuova e unica entità più rilevante e pericolosa. Per evitare ciò, il potere centrale tende a dividere e a creare dissapori tra le fazioni, in modo che quest'ultime non trovino mai la possibilità di unirsi contro di esso.

Questa tecnica permette quindi ad un potere centrale, che può essere un governo dispotico, o un governatorato coloniale-imperialista, numericamente modesto, di governare e dominare su una popolazione sensibilmente più numerosa.

Elemento tipico di questa tecnica consiste nel creare o alimentare le faide e i dissapori tra le fazioni autoctone: facendo ciò si contribuisce all'indebolimento e al successivo deterioramento dei rapporti tra le fazioni o le tribù dominate, rendendo impossibili eventuali alleanze o coalizioni tra esse che potrebbero mettere in discussione il potere dominante. Altra caratteristica è il concedere aiuti e promuovere eventuali tendenze a rendersi disponibile e fedele al dominatore. Questa tecnica è applicabile solo se accompagnata da abilità e conoscenze politiche nei suoi campi specifici: scienze politiche, storia politica e psicologia generale e nella fattispecie politica.

Ove la tecnica del "divide et impera" risulta applicabile rende risultati soddisfacenti, soprattutto nel caso di società frammentate e frammentarie, coinvolte già in uno scenario d'equilibrio tra le tribù o fazioni interne.

Tale tecnica è stata applicata in particolar modo per l'amministrazione dei grandi imperi, che grazie ad essa riuscirono a controllare territori con forze armate esigue.
Roma e la sua politica

Ai tempi dei romani era il modo di governare il territorio italiano e di evitare rivolte da parte delle popolazioni italiche.
Nel mondo moderno

Un esempio moderno si poteva veder applicato nell'impero coloniale britannico, più precisamente nell'India britannica, dove gli inglesi utilizzavano marginalmente i loro eserciti, e contestualmente alimentavano le diatribe tra le tribù che combattevano l'una contro l'altra, ignare che così facendo semplificavano il governo e il dominio dei britannici. Nello specifico, gli inglesi mantennero i confini regionali tra le varie etnie indiane, per preservare le diversità culturali e linguistiche nonché gli attriti e le rivendicazioni territoriali di un'etnia sull'altra, e per mantenere i dissapori e i contenziosi di carattere religioso e sociale. Difatti, questa situazione sopravvisse anche all'indipendenza dell'India britannica, sfociando in una serie di lotte interne al subcontinente indiano, che frammentarono quello che un tempo era il grande impero indiano-britannico in sei stati indipendenti (India, Pakistan, Nepal, Bangladesh, Bhutan e
Sri Lanka) invece che in una grande entità nazionale. Le
diatribe e i contenziosi tra etnie avevano vinto sulla volontà
di un popolo di costituire una nazione unita.

Guardate questo prezioso ed esauriente video:
https://www.youtube.com/watch?v=mVmTY5nz6lg&feature=player_embedded